IL POEMA DI GILGAMESH
Testo di Enzo G. Cecchi

RISCRITTURA SCENICA, DRAMMATURGIA E REGIA

ENZO G.CECCHI


GIUGNO LUGLIO 2009

IL POEMA DI GILGAMESH


ENZO:

In quei giorni in quei giorni lontani

in quelle notti in quelle notti lontane

in quegli anni in quegli anni lontani


Di colui che vide tutto voglio narrare

di colui che conobbe tutto voglio raccontare

egli andò alla ricerca di paesi lontani

egli andò e raggiunse la saggezza

egli andò e vide cose segrete e nascoste

percorse vie lontane finchè stanco e abbattuto si fermò


MARCO

Quando gli dei crearono Gilgamesh gli donarono la bellezza e il coraggio di un toro selvaggio. Per due terzi lo fecero dio, per un terzo uomo

Gilgamesh regnava sulla città di Uruk che sorgeva sul fiume Eufrate. Fu lui a fare innalzare le mura della città e a porre le fondamenta della casa del cielo, il tempio dedicato ad An dio del cielo e ad Inanna dea dell'amore

Egli era avvenente risoluto impetuoso, ma anche arrogante e prepotente e gli abitanti di Uruk, stanchi delle vessazioni si lamentarono con gli dei


1

An dio del cielo udì le lamentazioni del popolo di Uruk e si recò dagli altri dei

:”Abbiamo dato a Gilgamesh avvenenza , risolutezza e impeto, ma il suo popolo si lamenta perchè egli lo tratta con arroganza

2

Allora gli dei si rivolsero a Aururu dea della creazione e le dissero : tu hai creato Gilgamesh, adesso crea un altro eroe dal cuore tempestoso che gli sia simile e gli sia alla pari

3

Allora Aururo immerse le mani nell'acqua e nell'argilla e plasmò un eroe di nome Enkidu, creatura del silenzio. Il suo corpo è coperto di peli, la sua chioma lunga come quella di una donna. Egli non conosce né la gente né il mondo

4

Enkidu, libero e selvaggio, ignaro del mondo degli uomini scorrazzava sulle colline assieme alle bestie selvatiche. Assieme a loro si appostava di fianco alle pozze di acqua

5

Un giorno un cacciatore lo vide, più simile ad un animale che ad un uomo e ne rimase atterrito


ENZO

In quei giorni in quei giorni lontani

in quelle notti in quelle notti lontane

in quegli anni in quegli anni lontani


MARCO

Il cacciatore andò da Gilgamesh e gli raccontò dello spaventoso essere che vagava sulle colline. “c'è un uomo sulla collina , grande è la sua forza, egli bruca l'erba con il branco, egli lascia le sue tracce presso la pozza dell'acqua, la sua forza è incontrastata come una roccia del cielo”

Gilgamesh allora chiamò la prostituta sacra del tempio di Inanna e disse al cacciatore di portarla alla pozza d'acqua dove Enkidu andava a dissetarsi. Quando Enkidu arrivò per dissetarsi il cacciatore chiese alla prostituta sacra di spogliarsi . E quando Enkidu , generato dalle montagne, arrivò per dissetarsi vide la nudità della prostituta sacra e fu preso da grande passione. Essa mostrò il suo seno ed il suo corpo. E per sei giorni e sette notti Enkidu giacque con lei. E dopo sei giorni e sette notti, quando Enkidu ritornò dalle bestie selvatiche, queste non lo riconobbero e scapparono via. Enkidu cercò di correre , ma le gambe gli cedevano perchè era diventato debole , perchè l'amore con la donna lo aveva reso uomo. La prostituta sacra si avvicinò ad Enkidu

1

”non essere desolato Enkidu, ora sei diventato uomo e non ha più senso che tu scorrazzi sulle colline con le bestie selvatiche. Loro non ti riconoscono più. Vieni con me, ti porterò nel tempio di An e Inanna, ti porterò ad Uruk dove Gilgamesch forte come un toro selvatico regna spadroneggiando sul suo popolo.

2

Enkidu accettò: “conducimi nella casa sacra al tempio di An e Inanna , conducini ad Uruk dove Gilgamesh spadroneggia come un toro selvatico e fammi competere con lui. Lo voglio provocare e voglio dimostrargli come l'uomo nato dalle montagne e dalle steppe è più forte di lui”

3

e Enkidu desiderò un amico che intendesse il suo cuore. Allora la prostituta sacra lo vestì e lo condusse nella casa di alcuni pastori che gli insegnarono a mangiare e bere il vino e a difendere le greggi dagli animali selvatici. E non c'era pastore più forte e più bravo di lui


ENZO

In quei giorni in quei giorni lontani

in quelle notti in quelle notti lontane

in quegli anni in quegli anni lontani


4

Gilgamesh quel giorno ebbe un sogno e si recò da sua madre :” madre stanotte ho avuto un sogno, nel cielo luccicavano le stelle e il firmamento mi è caduto addosso. Sembrava un dio. Ho cercato di sollevarlo, ma era troppo pesante per me. E sono arrivati i giovani e gli anziani di Uruk e hanno baciato i suoi piedi , allora anch'io ho abbracciato , l'ho amato e l'ho fatto inginocchiare di fronte a me. L'ho portato da te e tu l'hai trattato come fosse tuo figlio.

5

E la madre rispose :”il tuo sogno parla di un uomo. Un compagno forte verrà da te, uno che può salvare la tua vita. Egli è potente come la montagna. Egli possiede le sue forze. Egli è forte come il firmamento e tu lo amerai e lo terrai vicino a te. Lui avrà cura della tua salute e non ti abbandonerà.

6

Un giovane uomo vide Enkidu e gli raccontò delle prepotenze di Gilgamesh, gli raccontò che quando ad Uruk c'era un matrimonio, a Gilgamesh spettava la prima notte di nozze, prima del marito. Perchè così era stato stabilito da decisione divina

7

Allora Enkidu si arrabbiò e si recò ad Uruk davanti alla casa dove si doveva svolgere il matrimonio. Si recò davanti alla casa mostrando la sua forza e la bellezza per sbarrare la strada a Gilgamesh. Il popolo e i giovani di Uruk si assembrarono attorno ad Enkidu e lo trattarono come un dio. Si inginocchiavano di fronte a lui e gli baciavano i piedi.

8

Enkidu bloccava l'accesso alla porta e quando Gilgamesh arrivò, gli impedì di entrare ed iniziarono a lottare, si avvinghiarono come tori sbuffanti, il paese fu scosso e le mura tremarono. E alla fine della lotta si sedettero per terra, gli occhi si riempirono di lacrime, le braccia si abbassarono e la forza diminuì. Allora si abbracciarono e si strinsero le mani e da quel momento la loro amicizia fu suggellata.


ENZO

In quei giorni in quei giorni lontani

in quelle notti in quelle notti lontane

in quegli anni in quegli anni lontani



MARCO

Una notte Enkidu sognò di essere trasportato nel regno dei morti. Gilgamesh nel vedere il suo amico turbato e per desiderio di acquistare fama per essere eterni, propose ad Enkidu di andare alla foresta dei cedri sacri per uccidere Hubaba il mostro che incute paura e per tagliare le piante sacre. Ma Enkidu che già conosceva la foresta dei cedri ebbe paura e cercò di dissuadere Gilgamesh. Tutti cercarono di sconsigliarlo, ma Gilgamesh era inflessibile


UOMINI

1

Gilgamesh non confidare nella tua forza

scruta ogni cosa , ma fidati dell'intuito

2

colui che andrà avanti salverà il suo compagno

colui che conosce i sentieri proteggerà il suo amico

3

fa che Enkidu vada davanti a te

lui conosce la via

4

lui è esperto nella lotta e avvezzo alle guerre

fa che Enkidu protegga l'amico


5

fa che Enkidu difenda il compagno

fa che egli riporti il tuo corpo per il sepolcro


DONNE

1

o dei perchè avete scelto proprio mio figlio Gilgamesh

dandogli un cuore cui non è concessa quiete

2

e ora dopo che lo avete contaminato

egli vuole intraprendere il lungo viaggio la dove abita Hubaba

3

lui ingaggerà una lotta dall'esito incerto

camminerà per sentieri sconosciuti

4

e fino a che non raggiungerà la foresta dei cedri

e non ucciderà Hubaba sterminando il terrore nella montagna

siate a fianco a mio figlio e non affidatelo ai guardiani della notte


MARCO

Gilgamesh ed Enkidu fecero dei sacrifici al Dio del sole e partirono .

Impiegarono tre giorni per una marcia che avrebbe richiesto sei settimane e giunsero poi di fronte all'immensa foresta protetta dal mostro Hubaba e cui si accedeva tramite un portone altrettanto immenso . Sbirciando attraverso il portone , Enkidu si infortunò la mano e giacque ammalato per diversi giorni. Implorò Gilgamesh di desistere, ma lui non ne voleva sapere. Finita la malattia, si addentarono oltre la porta fino alla foresta dei cedri. Abbattuto il primo albero, la montagna si oscurò e un sonno incomprensibile prese Gilgamesh. Ancora una volta Enkidu lo supplicò di desistere, ma Gilgamesh non ne voleva sapere e continuarono a tagliare alberi. Quando Hubaba sentì da lontano il tonfo degli alberi, già sette erano stati tagliati, corse infuriato. Hubaba allora volse su Gilgamesh lo sguardo della morte, ma il dio del sole lanciò otto venti potentissimi che accecarono e paralizzarono l'occhio di Hubaba. A questo punto Gilgamesh si buttò sul mostro riuscendo ad atterrarlo e a legarlo. Hubaba allora pianse e chiese pietà promettendo a Gilgamesh di diventare il suo servo. Gilgamesh mosso a compassione cercò di liberarlo, ma intervenne Enkidu.

Enkidu disse che le lacrime di Hubaba erano false e che non potevano correre il rischio di liberarlo. Allora prese un'ascia e lo colpì una, due e tre volte finchè il mostro crollò al suolo. Gilgamesh poi taglio la testa di Hubaba e la offrì al dio del vento, ma il dio del vento non gradì l'offerta e maledisse i due eroi. Arrivati ad Uruk Gilgamesh si lavò, si vestì con gli abiti regali e quando indossò la corona, la dea Inanna si invaghì di lui.


ENZO

In quei giorni in quei giorni lontani

in quelle notti in quelle notti lontane

in quegli anni in quegli anni lontani


Inanna:

1

oh Gilgamesh sii il mio amante

sii il mio sposo e io la tua sposa

2

ti farò preparare un carro con i finimenti d'oro e ruote di diamanti

ti farò soggiogare i demoni come fossero muli

3

entra nella mia casa attraverso la fragranza del cedro


Gilgamesh :

1- cosa potrei darti in cambio dopo averti posseduta?

2- Anche se ti dessi profumo per il corpo e vestiti

3- anche se ti dessi il cibo degli dei

4- Cosa mi succederebbe dopo averti posseduta?

5- Tu saresti come una porta sgangherata che non trattiene il vento

6- un forno che non sa sciogliere il ghiaccio

7- una scarpa che morde il piede

8- a quale dei tuoi amanti sei rimasta fedele?

9- Vuoi che ti ricordi i tuoi amanti , quelli che hai tanto amato?

10- A Domuzi l'amore della tua giovinezza, hai donato il pianto

11- hai amato l'uccello Alallu e lo hai colpito e gli hai rotto le ali

12- Hai amato il leone e dopo gli hai scavato una fossa

13- hai amato il cavallo e dopo lo hai condannato alla briglia

14- Hai amato il pastore e il guardiano e li hai percossi e tramutati in lupo

hai amato il giardiniere, poi hai mangiato sua madre e l'hai tramutato in

una talpa

16- E per quello che mi riguarda tu mi amerai , ma io non ti voglio amare

perchè dopo mi butterai come tutti gli altri


Inanna

1- Padre, Gilgamesh mi ha umiliata

2- Gilgamesh ha pronunciato ingiurie e offese contro di me

3- dammi padre il toro celeste

4- voglio uccidere Gilgamesh nella sua casa

5- Se tu padre non mi dari il toro celeste

6- io divellerò le porte degli inferi

7- farò resuscitare i morti in modo che essi mangino i vivi


MARCO

La richiesta della dea Inanna era terribile perchè il toro celeste avrebbe portato siccità carestia e miseria sulla città di Uruk per sette anni, ma se il dio Anu non avesse accettato la richiesta , l'ira della dea sarebbe stata ancora più terribile. E così Gugulanna, il toro celeste entrò furioso nella città di Uruk. Le sue narici emettevano fuoco e fiamme e i suoi zoccoli creavano fenditure nel terreno che la gente vi precipitava dentro. Gilgamesh ed Enkidu corsero per affrontarlo e riuscirono ad ammazzarlo. Poi , dopo che l'ebbero abbattuto, gli estrassero il cuore e lo offrirono agli dei. La dea Inanna furiosa salì sulle mura della città di Uruk mandando maledizioni. Enkidu sentendo le sue maledizioni , strappò una spalla del toro e gliela buttò in faccia gridandole che avrebbe desiderato fare la stessa cosa con lei. Inanna raccolse le sue cortigiane e le sue prostitute sacre e intonò un lamento funebre . Gli dei raccolti a consiglio decretarono che il taglio dei cedri sacri, l'uccisione del mostro Hubaba, le offese alla dea Inanna e l'uccisione del toro celeste, non potevano passare impunite e così decretarono la morte di Gilgamesh. Ma Gilgamesh metà uomo e metà dio, non poteva morire e così decisero che a morire sarebbe stato Enkidu.


Enkidu.

1

Ascoltami amico , ho avuto un sogno questa notte

il cielo parlò e la terra rispose e io mi trovavo fra cielo e terra

2

vi era un giovane la cui faccia era al buio

il suo aspetto era quello di un'aquila

3

egli aveva le zampe di leone

egli aveva gli artigli di un'aquila

4

egli mi prese per la chioma usandomi violenza

io ho cercato di colpirlo, ma lui rimbalzava come una corda

5

Lui mi ha colpito e mi ha fatto piegare

come un toro selvaggio mi ha calpestato

6

Lui mi ha stretto come una presa di ferro

e io gridavo “salvami amico”

7

ma il mio amico non mi ha salvato

8

tu , amico mio hai avuto paura e non sei corso in mio aiuto

9

Il giovane la cui faccia era al buio mi ha trasformato in una colomba

e ha ricoperto le mie braccia con piume di uccello

10

mi ha preso e mi ha condotto nella casa degli inferi

nella casa dove chi entra non può più uscire

11

per una via che non si può percorrere indietro

nella casa dove gli abitanti sono privati della luce

12

dove il cibo è polvere e il pane, argilla

essi sono vestiti come uccelli e i loro corpi ricoperti di piume

13

essi non vedono la luce, essi siedono nelle tenebre

e io ho gridato “salvami amico”

15

ma tu amico mio hai avuto paura e non mi hai salvato


MARCO

Pochi giorni dopo Enkidu si ammalò e rimase in agonia per diversi giorni. In questi giorni maledisse il cacciatore che l'aveva trovato e la prostituta sacra che lo aveva reso uomo, ma Utu il dio del sole gli comparve e gli ricordò che le persone che stava maledicendo erano quelle, per volere degli dei, che gli avevano permesso di conoscere, di combattere e di essere l'amico di Gilgamesh. Enkidu, sempre in agonia, si pentì delle proprie parole e ritirò le maledizioni. Giacque dodici giorni sul letto di morte, abbracciò Gilgamesh e morì. Gilgamesh provò a svegliare Enkidu, ma non ci riuscì. Allora iniziò ad urlare, a strapparsi i capelli e le vesti, poi corse disperato nelle langhe desertiche a gridare la propria disperazione


rito funebre e compianto :


A- Ascoltami ascoltatemi io piangerò

1

Enkidu amico mio tua madre la gazzella

e l'asino selvatico tuo padre ti hanno generato

2

con il latte degli onagri ti hanno nutrito

e gli animali della steppa ti hanno guidato

3

Le strade o Enkidu che ti hanno portato alla foresta dei cedri

piangano per te e non smettano giorno e notte

4

Piangano per te gli anziani della città di Uruk

e colei che ha alzato la mano per benedirci dopo la morte

5

piangano per te gli abitanti della montagna e della collina

i campi e l'ampia steppa piangano per te

6

piangano per te i cipressi e i cedri

in mezzo ai quali abbiamo infuriato le nostre rabbie

7

pianga per te il sacro fiume sulle cui sponde passeggiavamo

piangano per te gli orsi le iene, i leopardi, i caprioli


A- piangano per te i cervi gli stambecchi e tutti gli animali della steppa

8

piangano per te gli uomini della città che ci hanno visto combattere

e sconfiggere il toro celeste

9

pianga per te il contadino, il pastore e il bovaro

pianga per te la tua balia e pianga la prostituta sacra


10

piangano per te gli uomini e le donne e possano spargere i loro capelli su di te


A- ascoltatemi ascoltatemi

1-io piangerò per Enkidu l'amico mio

A- ascoltatemi ascoltatemi

2- amico mio mulo imbizzarrito

A- ascoltatemi ascoltatemi

3- asino selvatico delle montagne leopardo della steppa

A- ascoltatemi ascoltatemi

4- noi ci siamo incontrati e abbiamo scalato le montagne

A- ascoltatemi ascoltatemi

5- abbiamo combattuto il toro celeste e lo abbiamo ucciso

A- ascoltatemi ascoltatemi

6- abbiamo abbattuto Hubaba il mostro della foresta

A- ascoltatemi ascoltatemi

7- e ora quale il sonno che si è impadronito di te?

A- ascoltatemi ascoltatemi

8

Enkidu amico mio in un grande letto ti deporrò

in un letto destinato all'amore ti farò riposare

9

i popoli della terra baceranno i tuoi piedi

e ti farò giacere in un luogo di pace

10

possano le genti piangerti ed emettere lamenti per te

e io trascurerò il mio aspetto e con indosso solo una pelle vagherò nella steppa


A- Ascoltami ascoltatemi. Io piangerò


ENZO

In quei giorni in quei giorni lontani

in quelle notti in quelle notti lontane

in quegli anni in quegli anni lontani


MARCO

Gilgamesh piangendo il suo amico vagava per le steppe e la paura e la consapevolezza della morte si erano impadronite di lui. I saggi gli avevano raccontato che c'era un solo uomo al mondo, Utanapistin, colui che si era salvato dal diluvio universale , che aveva avuto come dono la possibilità di non morire. Allora Gilgamsh decise di affrontare il viaggio per conoscere il segreto della vita. Dopo molte settimane di viaggio raggiunse il monte Masa i cui picchi raggiungevano il sole e le cui falde scendevano agli inferi. Tra i picchi c'era la porta che permetteva al sole ogni giorno di attraversare il cielo.Alla guardia del monte un uomo e una donna scorpioni. La paura che essi incutono è enorme, nel loro sguardo c'è la morte. Gilgamesh ebbe paura e si coprì gli occhi


SCORPIONI : colui che è venuto a noi, il suo corpo è carne degli dei per due terzi egli è dio , per un terzo egli è uomo progenie degli dei rivolgi la parolachi sei tu che hai percorso vie lontanee hai girovagato finchè non sei giunto alla nostra presenza?Di il perchè del tuo viaggio

GILGAMESH : L'amico mio il mulo imbizzarrito l'asino selvatico Enkidu l'amico mio che amo sopra ogni cosa che ha condiviso con me ogni sorta di avventuraha seguito la sorte dell'umanitàper sei giorni e sette notti io ho pianto per luiné ho permesso fosse seppellitoma poi ho avuto anch'io paura della mortee ho iniziato a vagare nella steppala sorte di Enkidu l'amico mio, pesa su di meda Utanapistin voglio andarecolui che ha trovato la vita voglio interrogare

SCORPIONI : nessun uomo è mai uscito dalle montagne nessun uomo ne ha mai attraversato le viscere va Gilgamesh non temere, la montagna ti apriamoattraversa le colline senza paurae che tu possa ritornare a casa sano e salvo

MARCO

Gilgamesh attraversò la montagna seguendo il cammino del sole verso oriente. Si mise in cammino e camminò per tanto tempo nell'oscurità assoluta, ma alla fine sentì il vento del nord sul viso e vide la luce dell'alba. Utu il dio dle sole lo vide stanco e ricoperto di pelli di animale , ne fu turbato e disse: nessun uomo è mai passato di qua,torna indietro Gilgamesh non troverai mai la vita che stavi cercando. Aggirandosi nel giardino del dio sole Gilagamesh incontrò anche la dea Siduri, la taverniera che viveva in riva al mare. Lei ne ebbe paura e cercò di chiudersi in casa, ma Gilgamesh sbarrò le porte e si presentò

Siduri : sei tu veramente Gilgamesh? Colui che ha ucciso Hubaba e che ha sgozzato i leoni dela montagna e che ha affrontato e ucciso il toro celeste? Perchè le tue guance sono emaciate e la tua faccia stanca?Perchè il tuo cuore confuso e il tuo sguardo assente? Perchè l'angosciadentro di te?

Gilgamesh : non dovrebbero le mie guance essere emaciate e la mia faccia stanca? Non dovrebbe essere il mio cuore confuso e il sguardo assente?E non dovrei io vagare nella steppa coperto solo di pelli di animali?L'amico mio , il mulo imbizzarrito, l'asino selvatico delle montagne, il leopardo delle steppe.L'amico mio che amo sopra ogni cosa e con cui hodiviso ogni sorta di avventura ha seguito il destino dell'umanità. Per seigiorni e sette notti ho pianto su di lui e non ho permesso fosseseppellito. Ho avuto anch'io paura della morte e la sorte del mio amicopesa su di me. Per sentieri lontani ho vagato , come posso esseresilenzioso? Come posso io essere calmo? L'amico mio è diventato argillae io sono come lui? Anch'io dovrò diventare argilla e non alzarmi più?Dimmi siduri quale la via per arrivare da Utanapisitn, indicami la direzione qualunque sia.

Siduri: o Gilgamesh, non c'è un traghetto, Samas è il guerriero, l'unico che attraversa il mare. L attraversata è difficile e la via piena di insidie. Nelmezzo ci sono acque mortali che impediscono la navigazione. Come puoitu Gilgamesh attraversare il mare? E una volta raggiunte le acquemortali cosa farai?C'è in realtà Ursanabi il traghettatore di Utanapistin,va da lui e se possibile attraversa il mare, altrimenti ritorna indietro

----------

Ursanabi: Sei tu veramente Gilgamesh? Perchè le tue guance sono emaciate e

la tua faccia stanca? Perchè il tuo cuore confuso e il tuo sguardoassente? Perchè regna angoscia nel tuo essere?

Gilgamesh : non dovrebbero le mie guance essere emaciate e la mia faccia

stanca? Non dovrebbe essere il mio cuore confuso e il sguardo assente?E non dovrei io vagare nella steppa coperto solo di pelli di animali?L'amico mio , il mulo imbizzarrito, l'asino selvatico delle montagne, illeopardo elle steppe. L'amico mio che amo sopra ogni cosa e con cui hodiviso ogni sorta di avventura ha seguito il destino dell'umanità. Per seigiorni e sette notti ho pianto su di lui e non ho permesso fosseseppellito. Ho avuto anch'io paura della morte e la sorte del mio amicopesa su di me. Per sentieri lontani ho vagato , come posso esseresilenzioso? Come posso io essere calmo? L'amico mio è diventato argillae io sono come lui? Anch'io dovrò diventare argilla e non alzarmi più?

Dimmi Ursanabi, come posso arrivare a Utanapistin. Indicami la direzione qualunque essa sia

MARCO

Ursanabi chiese a Gilgamesch di procurare centoventi pertiche molto alte e spalmate di pece e e bitume. In modo da non toccare mai l'acqua con le mani perchè questa sarebbe stata la sua fine. Appena entrati nelle acque della morte , Gilgamesch prese la prima pertica e spinse la barca. Ma la pertica veniva corrosa dalle acque. Allora Gilgamesch prese la seconda pertica e anche questa venne corrosa e così la terza e la quarta. Quando anche la centoventesima pertica fu corrosa dalle acque, Gilgamesch si spogliò e usò le sua braccia come alberi e le vesti come vele e arrivarono da Utanapistin


Incontro con Utanapistin


Utanapistin:perchè le tue guance sono stanche e la tua faccia emaciata?

Perchè regna angoscia nel tuo cuore?


Gilgamesh : non dovrebbe regnare forse angoscia nel mio cuore? Non dovrebbe essere la mia faccia come quella di chi ha viaggiato per lunghe distanze? L'amico mio il mulo imbizzarrito.l'asino selvatico delle montagne, il leopardo della steppa, l'amico mio che amo più di ogni cosa, che ha condiviso con me ogni sorta di avventure, l'amico mio, Enkidu ha seguito il destino dell'umanità. E io ho avuto paura della morte e ho cominciato a tremare e ho vagato nella steppa. La sorte del mio amico pesa su di me. Lui è diventato argilla. E io ho avuto paura e ho girovagato dappertutto. Il mio cuore è pieno di angosce e cosa ho guadagnato con le mie fatiche? Nessuno mi ha protetto e le mie disavventure mi hanno condotto in miseria


Utanapistin : perchè O Gilgamesh vuoi prolungare il tuo dolore? Tu che sei stato creato con carne di dei e uomini. Tu, Gilgamesh, proprio tu, ti sei ridotto come un vagabondo. Eppure era stato deciso un trono per te. Perchè non hai più senno e saggezza? Perchè ti sei agitato tanto, cosa hai ottenuto? Hai riempito il tuo cuore di angoscia. L'umanità è recisa come canne in un canneto. Eppure nessuno vede la morte. Nessuno vede la sua faccia. La morte recide l'umanità. Noi possiamo costruirci una casa, ma l'uomo è prigioniero e non può vedere la faccia della morte


ENZO

In quei giorni in quei giorni lontani

in quelle notti in quelle notti lontane

in quegli anni in quegli anni lontani


MARCO

Utanapistin raccontò come tanti , tanti anni prima , l'umanità era così numerosa da disturbare il sonno degli dei. Così il dio del vento decise , d'accordo con gli altri dei, di scatenare un diluvio per distruggere il genere umano. Ma Enki , signore dell'abisso, era apparso in sogno ad Utanapistin e gli aveva detto di costruire una nave , dandogli anche le misure. Gli aveva poi raccomandato di raccogliere del cibo, tanto cibo e di portare sulla nave i propri familiari e una coppia di tutti gli animali. Se qualcuno chiedeva qualcosa avrebbe dovuto rispondere che doveva preparare un sacrificio per gli dei. Dopo che Utanapistin aveva costruito la nave e vi aveva fatto salire i propri familiari e le coppie di tutti gli animali, comparve all'orizzonte una nube nera mostruosa condotte da Addu il cavaliere della tempesta. Poi sorsero gli dei dell'abisso che divelsero le dighe delle acque sotterranee e divelsero gli argini. Poi arrivarono i giudici degli inferi, innalzarono le torce distribuendo le fiamme dappertutto. Ed infine Enlil trasformò la luce in tenebra e infranse la terra come un coccio. Fu tale il cataclisma che anche gli dei si spaventarono e si nascosero nelle più alte sommità del cielo. Per sei giorni e sei notti , tutta la terra fu sconvolta dal diluvio dal fuoco dalle tenebre e dalla distruzione. All'alba del settimo giorno, la tempesta diminuì, il mare divenne calmo, le tenebre lasciarono il posto alla luce e tutta l'umanità era stata trasformata in argilla. Utanapistin pianse e cercò la terra e comparve una montagna dove l'arca si incagliò. Allora Utanapistin aprì le porte della nave e tutte le creature uscirono e la vita riprese. Gli dei si pentirono di avere provocato il diluvio e vollero ringraziare Utanapistin per avere salvato l'umanità. Allora Enlil prese Utanapistin e la moglie per mano, li benedisse e regalò loro l'immortalità. Questo raccontò Utanapistin a Gilgamesh e gli disse che se anche lui voleva la vita eterna, avrebbe dovuto affrontare la prova del sonno per sei giorni e per sei notti. Ma Gilgamesh non riuscì a superare la prova del sonno e giacque disperato consapevole che qualunque posto fosse andato , prima o poi la morte lo avrebbe raggiunto.

Utanapistin condusse Gilgamesh al lavatoio perchè si lavasse e si togliesse la stanchezza del lungo viaggio e gli raccontò come in mezzo al mare vivesse una pianta, una sola, chiamata la pianta dell'irrequietezza. Era praticamente impossibile poterla recuperare, ma se Gilgamesh ci fosse riuscito, questa pianta non poteva regalare l'immortalità, ma avrebbe allontanato la morte regalandogli la giovinezza. Gilgamesh ripartì con il traghettatore Ursanabi e quando arrivò al punto indicatogli si tuffò e riuscì a recuperare la pianta. Poi però dopo il lungo viaggio, arrivarono su di una spiaggia con un pozzo di acqua fresca. Gilgamesh sentì l'esigenza di riposare e rinfrescarsi e lasciò l apianta sulla spiaggia. In quel momento arrivò un vecchio serpente e si mangiò la pianta. Perse la pelle e di nuovo rinvigorito e giovane scappò via.


ENZO

in quei giorni in quei giorni lontani

in quelle notti in quelle notti lontane

in quegli anni in quegli anni lontani


Morte di Gilgamesh e

lamentazioni per la morte di Gilgamesh


1- il grande toro giace, mai più potrà alzarsi

2- Gilgamesh giace, mai più potrà alzarsi

3-colui dalla grande forza giace, mai più potrà alzarsi

4- colui che alleviava il male giace, mai più potrà alzarsi

5- colui che sapeva scalare le montagne giace, mai più potrà alzarsi

6- egli giace nel letto di morte, mai più potrà alzarsi

7- egli non riesce a sollevarsi, egli non riesce più a sedersi

8- egli non riesce a mangiare egli non può più bere

9- mai più potrà alzarsi

10- non ti colpire il petto non ti affliggere il cuore

11

le ore buie dell'umanità ti hanno raggiunto

il luogo unico dell'umanità ti ha raggiunto

12

l'onda irresistibile ti ha raggiunto

la lotta senza pari ti ha raggiunto

13

la battaglia senza scampo ti ha raggiunto

il male ineluttabile ti ha raggiunto

14

ma tu non devi avere il cuore angosciato

tu sei la dove riposa tuo padre dove riposa tua madre

e i tuoi parenti


15

tu sei la dove riposa Enkidu, il tuo amico il tuo compagno. Tu sei la.

Dove riposano i comandanti dove riposano i guerrieri

16

non ti affliggere il petto non ti angosciare

tuo padre verrà da te, tua madre verrà da te

17

i tuoi parenti e gli anziani di Uruk verranno a te

e il tuo amico verrà da te

18

non ti affliggere il petto non ti angosciare


ENZO

in quei giorni in quei giorni lontani

in quelle notti in quelle notti lontane

in quegli anni in quegli anni lontani






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