CARAVAGGIO... I FURORI
Testo di Enzo G. Cecchi


(le frasi virgolettate sono dette in dialetto bergamasco)

Ti raggiungo padre  ti raggiungo madre  vi raggiungo.“Vento porta in giro le mie parole. Maledico”.

Sono nato dicono a Caravaggio dicono a Milano dicono il 29 settembre perchè quel giorno è il giorno di San Michele Arcangelo. Vento porta in giro le mie parole.

Mio fratello Giovanni Battista è nato il 21 novembre 1572. Caterina il 12 novembre 1574 e poi Giovan Pietro chè morto bambino. Mio padre e mia madre, Fermo Merisi di Bernardino e Lucia Aratori di Giovan Giacomo di Caravaggio si sono sposati il 14 gennaio 1571. Vento porta in giro le mie parole”.

“Si sono sposati alla presenza del marchese Francesco 1° Sforza da Caravaggio nella chiesa di San Pietro e Paolo del Cardinale Carlo Borromeo imparentato ai Colonna e ai marchesi di Caravaggio”.

Sono nato nel 1571 il 29 settembre e in quel giorno Marcantonio 2° Colonna padre della marchesa di Caravaggio era sbarcata con le flotte a Corfù. “Gli Sforza e i Colonna saranno sempre un punto di riferimento importante per me”.Equilibrio e acqua. Ho sete.

“Avevamo la casa a Milano ma all’età di sei anni eravamo di nuovo a Caravaggio” Acqua “Per via della peste” Acqua “Per seppellire mio padre e il padre di mio padre. E ancora  Caravaggio dai sei ai tredici anni fuggendo con mio fratello lungo i boschi a spiare i ragazzi della nostra età lavoranti nei campi  nelle stalle e a bagnarci nei canali”. Ho sete.

A tredici anni dovendo imparare un mestiere mio fratello va prete, io sono a Milano presso la famiglia del Pederzano che sarà il mio maestro: lui alunnus Tiziani che si impegna a fare di me un pittore capace di lavorare in proprio. E a seguirlo su e giù fra Milano Bergamo Brescia Cremona suo garzone a conoscere la pittura del Campi del Moretto e del Savoldo.Acqua e nebbia. Ho sete. Acqua.

A diciotto anni sono pittore. Torno di nuovo a Caravaggio per curare i miei interessi per vendere quello che posso  per i miei studi  i miei viaggi e per alcuni motivi gravi storie di amicizia e di onore. Devo compensare la solitudine della mia arte. Devo acquietare la curiosità che ho nei confronti della vita e dell’amicizia. Il codice dell’onore e dell’onestà. Avvolgetemi di bellezza, portami un fiore vento. Anche la mia giovinezza come i fiori aveva bisogno di concime. Per fare un quadro ci si sporca le mani per provare la vita di si deve sporcare con ciò che alla vita si riesce a strappare. Ho amato. “E’ l’acqua  l’umidità  i boschi  i colori dell’autunno  è la mia sete”.

La dolcezza gli equilibri dei sentimenti delle forme, la violenza che mi circonda. “Ho negli occhi l’umidità di dove sono nato” ho la malinconia quando la mia sete non può essere soddisfatta. Ho amato. Mio fratello non lo conosco  non lo voglio più conoscere. Sono io la mia sola famiglia.  29.  Due più nove, due volte perfetto. Il giorno in cui sono nato e il giorno in cui mia madre moriva. Il 29 novembre 1590. Morta lei cos’altro ci rimaneva ancora se non la divisione dei beni? Io Michelangelo la pittura. Mio fratello Giovanni Battista i suoi studi dai gesuiti a Roma e Caterina...

Ho girato la Lombardia con qualche amico a volte spesso solo, “che incontrare gente per strada, in una locanda, di notte nel buio di un vicolo non ho mai avuto problemi”. I soldi servivano, i soldi sono un mezzo come la pittura  come il canto  come la carne  come il vino come i sassi  un bastone   una spada per difendersi. I soldi sono l’equilibrio delle cose. 

La Lombardia le mie origini io le ho sempre portate dentro. Io morirò tutti moriremo, i miei maestri lombardi e i loro discepoli. Io sto morendo. Loro con la peste come la loro regione, la Lombardia, incapace di guardare oltre di vedere oltre i propri confini e orizzonti. Io qua depredato dagli uomini.

Roma era il mondo, Roma non la Lombardia poteva offrirmi prospettive degne della mia sete e delle mie capacità. “Per non finire ubriaco a dipingere le Madonne in qualche chiesa di paese”. Non ho amato insegnare  non ho amato chi cercava di copiarmi. Dare e prendere. Carne. Femmina con i garzoni e maschio con le puttane. L’equilibrio.

Le mie belle mani nel mio corpo martoriato. Ho poco tempo, ho sempre avuto poco tempo, lo sapevo. Di corsa di fretta senza mai sentirmi sazio. Ognuno è artefice di sè ognuno ha il proprio Dio dentro di sè. Il mio Dio è in me nelle mie mani negli occhi nelle braccia nei petti nei corpi di chi ho dipinto e di chi ho amato.

- aspirare in alto non significa aprire gli occhi al cielo alzare alte le mani, ma venire al più intimo di sè considerando che Dio è vicino, con sè e dentro di sè più che egli medesimo esser non si possa, come quello che è anima delle anime,  vita delle vite, essenza delle essenze...- e sono partito ostia.

Tanta gente di Lombardia era stata a Roma, tanta gente di Lombardia andava a Roma, tanta gente del mondo andava a Roma. Io piccolo  gracile ammalato di vita e di asma scontroso dicono e cupo anche. Mio fratello andava a Roma per studiare dai Gesuiti e come altra gente di Lombardia, muratori  scalpellini  ferraioli  anch’io sono partito: vagabondo fra altri vagabondi, penitente fra altri penitenti e ancora  frati  soldati  sbandati  mendicanti  viandanti  puttane  zingare  ladri  accattoni  e  santi, siamo partiti.



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