FOLK TI TRAI
(Ti trafigga un fulmine)

Trilogia:
Squarci in cenere
La notte del temporale
Dalla finestra si vedono le torri

Progetto drammaturgico, testi, regia:
ENZO G. CECCHI

Produzione: Piccolo Parallelo

"Folk ti trai" è un detto friulano che significa "ti trafigga un fulmine". Oltre al gusto dell'imprecazione lo è inteso come fulmine divino, un segno del destino che spinge ad osare. Il progetto drammaturgico comprende tre spettacoli di ordinaria visionarietà. Tre storie rese grandi dall'imprevisto (il fulmine) che le colpisce. Ogni storia ha un personaggio: un giovane professionista, un poliziotto, un viaggiatore. Di fianco a lui un "Portatore" d'acqua e di fuoco. Portatore della possibilità di osare, almeno per una notte.



Squarci in cenere

con
Marco Zappalaglio, il giovane Yuppie
Enzo Cecchi, il Portatore
moto di scena: Lopatriello Giovanni

Prima rappresentazione: Milano, Teatro Out-Off 24 ottobre 1989


Un giovane professionista con le carte in regola per un'ottima carriera, sufficientemente colto e per bene, più appassionato di letteratura che non di televisione, in continua armonia fra il piacere ed il piacersi, ritorna a casa. La trova saccheggiata dai ladri. È sconvolto da una nausea di natura estetica per il disordine e la distruzione di ciò che è rimasto. E si nasconde in garage... Il Portatore si fa cantore per spingerlo a eguagliare gli "eroi" della follia continuamente citati.



La notte del temporale

con
Enzo Cecchi, il Viaggiatore
Giovanbattista Storti, il Poliziotto
Marco Zappalaglio, il Portatore

Prima rappresentazione : Santarcangelo dei Teatri - 30 marzo 1990

Per tre volte due uomini si incontrano, forse si piacciono. La terza volta si lasciano travolgere sapendo che è solo attrazione. E la notte, una notte di temporale li aiuterà... non ci sarà grandezza ne scelte rischiose, drammi o abbandoni.



Dalla finestra si vedono le torri

attori:
Marco Zappalaglio, il Viaggiatore
Enzo Cecchi, il Portatore

Prima rappresentazione: Bologna, ITC. Teatro: 30 novembre 1990

Un viaggiatore a Bologna il 2 agosto '90. Vi aveva vissuto dal '76 all'87 in una stanza in affitto, ma con una finestra dalla quale si vedevano le torri. Decide di rimanere anche la notte e guidato dal Portatore (figura medianica) ripercorre ricordi, avvenimenti e storie personali di un periodo che ha rappresentato per lui impegno ed educazione sentimentale.




LEGENDA


In "FOLK TI TRAI" compaiono oltre alla lingua italiana e il dialetto anche il greco e il latino che intracciandosi danno luogo ad una sorta di partitura musicale. Ci sembra che questo uso delle lingue e le sonorità che ne derivano chiariscano meglio le intenzioni e diventino una ulteriore possibilità di comunicazione.


RILIEVI


Dopo "Monomaniacaltango" e con "Porto Atlantide" ci eravamo costretti al silenzio pubblico. Sono nati tre spettacoli - nel periodo 1989/90 - che dovevano comporre la trilogia "Folk ti trai". Sono gli spettacoli del "dopo", del dopo un periodo, del dopo una speranza, del dopo insomma.

Sono nati così questi nostri spettacoli, duri, in bianco e nero, senza ironia che chiamiamo "del disincanto". Forse logica conseguenza di quel periodo appena concluso che chiamavamo "della memoria". Periodo del disincanto, senza dei ne eroi ne utopie. Vivevamo ancora l'ostracismo di "Monomaniacaltango" e della nomea di drammaturghi ambiziosi e presuntuosi. Ed avevamo ancora l'idea (il cui crollo combacerà con la preparazione di "Nella solitudine...") dell'attore vestale/medium non portatore di verità, ma occhio di ciò che accade.


NOTE DI REGIA


In "Squarci..." il personaggio agiva su una moto di grossa cilindrata (una Suzuki 750), mentre il Portatore nascosto da un leggio era coro e stimolo. Chiudevano la scena dei secchi di zinco posti a semicerchi da cui venivano sollevate lenzuola bagnate che (oltre al significato esplicito e alla sonorità) rendevano l'idea di un colonnato greco. In "La notte..." la moto lasciava il posto ad una vasca/letto. Dentro i secchi un cero rosso. In "Dalla finestra..." il posto della vasca era occupato da due "sacrari" di vetro riempiti di bilie, tutto il pavimento riempito di bilie di vetro. Le lenzuola cadute e i ceri in fianco ai secchi e un mastello di zinco. "Folk ti trai" è il nostro lavoro più complesso ed enigmatico.


NOTE DI CRITICA


«... spettacolo ricercato e formalmente impeccabile, a dispetto dell'immodestia un po' pretestuosa del testo».
LA REPUBBLICA, Franco Quadri

«... un realismo raggelato da una partitura di gesti e movimenti stilizzati, con brandelli di dialoghi secchi, lacerati da strappi o ripetizioni, su cui si innestano le citazioni da Elvio Facchinelli, e Rimbaud, "cantate" dal Portatore d'acqua».
LA REPUBBLICA. Gianpaolo Spinato

«Anche questa in certa misura è una eredità pasoliniana: il tentativo di ricercare, oltre la trama apparentemente fitta, di una realtà degradata e omogeneizzata, radici più profonde».
IL MANIFESTO, Oliviero Ponte Di Pino

«Un progetto che rappresenta un significativo ripensamento per la comprensione della nostra società ciecamente galoppante verso gli anni novanta».
L'UNITÀ, Stefano Casi

«Un linguaggio drammaturgico finalmente realistico ma al tempo stesso pudico ed essenziale per recuperare una vicenda in cui ciascuno può rispecchiarsi».
BABILONIA, Sandro Avanzo














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