L'ETRANGE MOT D'...
di Jean Genet

“Nelle città attuali il solo luogo ahimè solo in periferia in cui un Teatro potrebbe essere costruito è il cimitero. Tale scelta gioverà tanto al cimitero, quanto al Teatro.

L'architetto del Teatro non potrà sopportare le insulse costruzioni in cui le famiglie rinchiudono i loro morti. Radere al suolo le cappelle. Forse conservare qualche rovina: un pezzo di colonna, un frontone, un'ala d'angelo, un'urna rotta per far vedere che un sentimento di vendetta ha preteso questo primo dramma, affinché la vegetazione, fosse anche un'erbaccia, nata dall'insieme dei corpi putrefatti, livelli il campo dei morti.

Non parlo di un cimitero morto ma vivente, non di quello in cui non resta che qualche lapide. Parlo di un cimitero in cui si continuano a scavare tombe e a seppellire morti...

Con una specie di grazia leggera, i cimiteri si lasciano spodestare. Quando non vi si seppellisce più nessuno, essi muoiono ma in modo elegante: i licheni, il salnitro, i muschi coprono le pietre. Il teatro costruito nel cimitero forse morirà si spegnerà come esso. Scomparirà forse?

È possibile che un giorno l'arte teatrale scompaia. Bisogna accettare questa idea. Se un giorno l'attività degli uomini fosse giorno dopo giorno rivoluzionaria, il teatro non avrebbe il suo posto nella vita. Se un torpore della mente non suscitasse ogni giorno negli uomini questa chimera, anche il teatro morirebbe.

Cercare le origini del teatro nella Storia e l'origine della Storia nel tempo è da fessi. Si perde tempo. Che cosa si perderebbe se si perdesse il teatro? Che cosa sono i cimiteri? Un forno capace di disgregare i morti.

Se parlo di un teatro tra le tombe è perché la parola morte è tenebrosa, e in un mondo che sembra andare così baldanzosamente verso la luminosità analista, poiché nulla più protegge le nostre palpebre traslucide, io credo che si debba aggiungere un po' di tenebra. Le scienze decifrano tutto o almeno ne hanno la pretesa, ma noi non ne possiamo più.

Ci occorre un rifugio e dove se non nelle nostre viscere ingegnosamente accese... No, mi sbaglio:non un rifugio, ma scoperta di un'ombra fresca e torrida che sarà la nostra opera.”


dal catalogo "Teatro Festival Parma 1989", per gentile concessione.
(In chiusura del volume del primo decennale di Piccolo Parallelo 1981 - 1991)



"Non so cosa sarà il Teatro in un mondo socialista, capisco meglio ciò che sarebbe tra i Mau-Mau. Ma nel mondo occidentale, sempre più toccato dalla morte e a essa rivolto, non può che raffinarsi nella "riflessione", di commedia in commedia, di riflesso in riflesso che un gioco cerimonioso potrebbe rendere squisito e prossimo all'invisibilità. Se si è scelto di lasciarsi morire deliziosamente , bisogna procedere con rigore e ordinare i simboli funerari"

Jean Genet, 1954






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